La verità nascosta
Prima del carro…
Non fai il carro per cambiare il mondo. Al massimo cambi lo stato
civile, perché la moglie chiede il divorzio. Se va bene, resti single.
Non lo fai per spiegare il mondo; ne sai poco e niente anche te, e un
alfabeto di gesso, legno e chiodi è un disastro da decifrare.
Magari fai il carro perché ti piace stare con i tuoi compagni e le tue
compagne (anche se ti vergogni da morire anche al solo pensiero di dirglielo).
Fai il carro perché certe passioni sono malattie incurabili, e tu ne
sei affetto dalla nascita.
O forse si, fai il carro perché vorresti cambiare il mondo, o
spiegarlo, o far vedere agli altri come lo vedi te. E anche se non gliene può
fregare di meno a nessuno tu ci ricaschi ogni anno, perché in fondo, come diceva
tuo nonno, Piutost che gnit, l’è mej
piutost. Piuttosto che niente, è meglio piuttosto…
Sopra il carro…
Questo mondo è roba d’altri.
E’ una faccenda così importante che per inventarlo si è dovuto
scomodare Dio. E non uno soltanto, centinaia nel corso dei secoli ne hanno
reclamato la paternità.
C’è chi sostiene di averlo creato soffiando sul vuoto e chi dice di
averlo costruito sul guscio di una tartaruga (e questo spiegherebbe perché è
così traballante); alcuni l’hanno cantato, altri l’hanno evocato dalle tenebre
agitando piume di corvo.
Noi eravamo quelli che innalzavano templi in loro gloria, scannandoci
in loro nome. Ci scanniamo ancora.
Solo personalità straordinarie sono capaci di lasciare un segno nella
storia, il mondo mica si fa cambiare dal primo che passa. Una sfilza di
condottieri e politici, ammiragli infarciti di stellette o semplici caporali
con problemi di calvizie, gente che a ferro e fuoco ne ha modificato il corso,
guadagnandosi un posto d’onore sul un piedistallo di pietra, nel bel mezzo
delle piazze delle nostre città.
Noi restiamo sui campi di battaglia, a fare la parte della carne da
macello.
Il mondo l’hanno cambiato i profeti e i visionari, quelli che
brandivano sogni invece delle armi, e che ispiravano e continuano a ispirare moltitudini
di persone.
E noi lì dietro al corteo, a pregare e sperare.
Il mondo appartiene ai ricconi, ai grandi magnati dell’industria, a
quelli che inseguendo un profitto ci danno lo stipendio a fine mese; appartiene
ai banchieri, che inventando il credito hanno dato libero sfogo ai mutui e
all’economia di mercato.
E noi sempre là, da qualche parte sotto la voce ’reddito medio pro
capite’.
Il mondo riescono a vederlo gli artisti, inventando nuove prospettive
e svelandone nuovi colori. Noi restiamo nascosti dai cavalletti, mentre posiamo
da anonimi modelli.
Il mondo è complicato, e solo gli scienziati e i curiosi per natura
sanno com’è fatto, perché si sono messi lì con pazienza a studiarne il senso.
E noi?
Facciamo da cavie, dietro le tendine dei laboratori.
Il mondo lo fanno le persone speciali; le comparse come noi lo
subiscono, e non contano niente.
Dentro il carro…
Ma non funziona in questo modo.
Questa non è la verità.
Lei continua a restare nascosta, non si capisce bene se è perché
ci faccia più comodo così o perché ce ne
siamo dimenticati, come quei tesori che nascondevamo da bambini imitando i
pirati: allora ci sembravano tanto importanti, ma una volta cresciuti, abbiamo
deciso che non erano poi un granché.
Ma la verità non è tanto lontana.
Il modo migliore per far scomparire qualcosa è metterla sotto gli
occhi di tutti; nessuno ci guarda mai.
Basta cercare un po’ più in là della ribalta; oltre al sipario, dietro
le quinte.
Questo mondo non l’ha fatto un qualche Dio annoiato e non traballa
perché è stato costruito sul guscio di una tartaruga.
Non l’hanno fatto i generali e i politici; non l’hanno fatto i santi e
nemmeno i gran signori che brindano sugli yacht.
Questo mondo lo facciamo noi, lo abbiamo sempre fatto noi.
Noi lavoratori.
Intorno al carro…
Non c’è nessuno a cui dare la colpa.
I comunisti, i razzisti, i profughi, gli infedeli, i ricchi, i
politici o Dio in persona. Scuse.
Siamo noi.
Bisogna solo decidersi. Anche se lasciarlo andare in malora.
Tanto gli arnesi per distruggere sono gli stessi che servono per
aggiustare.
Ma almeno smetterla una buona volta di lamentarsi, perché se il mondo
non è a piombo per tutti, non è a piombo per nessuno.
I Verdetti della Giuria
Nessun commento:
Posta un commento