2014

POVERI ILLUSI

In tempi in cui tutti si affannano ad attenersi alla realtà dei fatti, in fin dei conti, l’unica cosa che ci si può augurare è di rimanere il più a lungo possibile dei poveri illusi.
Ma poveri illusi per davvero.
Quando siamo venuti al mondo, come tutti i neonati vedevamo ogni cosa rovesciata.
Per questo appena abbiamo cominciato a distinguere le ombre avevamo quell’espressione un po’ meravigliata e molto divertita; ci siamo ritrovati all’improvviso in un incredibile mondo fatto di arredamenti a testa in giù e di case in equilibrio sulla punta del tetto, sopra un mare di nuvole.
Poi siamo cresciuti, ci hanno fatto mettere su giudizio, convincendoci di aver rigirato il mondo per il verso giusto.
Già. Il verso giusto.
Peccato solo che la vita su questo pianeta ha il vizio di non esistere come ci hanno insegnato.

I nostri occhi non vedono mai niente di certo.
Andrebbero presi per quello che sono: delle sottilissime lenti che ci separano da un mistero insondabile. Ogni secondo, il cervello che abbiamo dietro quelle lenti si inventa la realtà.
Non percepisce che una piccola porzione di tutto quello che lo circonda, e la maggior parte delle cose nemmeno le considera, a cominciare dal naso, che avremmo sempre tra i piedi davanti agli occhi, se non lo ignorassimo per tutta la vita.
Tanto vale non dare troppa importanza ai colori, specialmente quelli della pelle dei nostri simili. I colori dipendono da come la luce gli rimbalza sopra e da che tipo di occhi li sta guardando: gli animali avrebbero qualcosa da ridire sull’azzurro del cielo e l’oscurità della notte.
Niente è certo, e tutt’oggi non esiste una definizione scientificamente valida del concetto di essere vivente.
Finché non la troveranno, tanto vale non prendere la realtà del mondo come granito.
Eppure si incontrano un sacco di persone che hanno certezze inossidabili, che non scricchiolano mai. C’è gente che vive di convinzioni che non hanno un capello fuori posto. Hanno le convinzioni con la messa in piega, cotonate; finché possiamo, tanto vale restare spettinati.
Visto che il mondo che ci circonda è un enigma insolvibile; invece di accettare le verità assolute servite su un vassoio d’argento, tanto vale coltivare i dubbi e ricordarsi di innaffiare le idee, che altrimenti appassiscono.

Tanto vale andarsene a zonzo fantasticando appena ne abbiamo la possibilità, e se ti dicono di non perdere tempo, tanto vale non scattare subito sull’attenti; anche il tempo è un’invenzione. Perfino le mosche riescono a smontarlo, dato che vedono al rallentatore: proprio per questo è difficile acchiapparle a mani nude.
Gli astronauti delle missioni spaziali invecchiano più lentamente lassù per aria (e i gamberi che mangiamo al ristorante crescono all’infinito allo stato naturale. Lo so che fa ridere, ma ancora non si riesce a calcolare la loro età media, perché ne pescano sempre di più vecchi).
Nemmeno la morte è più quella di una volta. Da quando i biologi hanno scoperto la Turritopsis Nutricola, un mucchio di leggi fisiche sono finite nel cestino. La Turritopsis Nutricola è una piccola medusa, che se ne va a zonzo trascinando i suoi tentacoli e il suo buffo nome per i mari di questo pianeta. Va a zonzo molto a lungo: è immortale. Quando raggiunge lo stato adulto, può ringiovanire e ricominciare da capo.
La vita che noi i ci siamo ritrovati tra le mani è un po’ più fragile.
Perdiamo i pezzi senza nemmeno accorgercene.
Nasciamo con 320 ossa; da vecchi ne resteranno solo 206.
Dobbiamo essere gentili con il nostro corpo; senza farcelo pesare troppo si rinnova di continuo, lo stomaco cambia tessuti tre volte al giorno, e ogni dieci anni ci confeziona uno scheletro nuovo di zecca.
Una faccia triste e arrabbiata richiede l’uso di 40 muscoli, un sorriso solo di 18: tanto vale divertirtisi, costa molta meno fatica.

Ci si imbatte spesso in meravigliosi santoni smaniosi di spiegarti quanto sia importante trovare il senso della vita.
Come qualsiasi altra cosa, la vita un senso non ce l’ha.
Non è una caccia al tesoro, non c’è nessuno scrigno ricolmo di ricchezze nascosto da qualche parte; non siamo mobili dell’Ikea e non esiste libretto delle istruzioni.
Il senso della vita non lo trovi. O la obblighi ad avercelo o ti tocca fare senza.
Tanto vale non affannarsi per cose come il destino, specialmente quando ti dicono di darti una mossa, perché è già un bel po’ che ti aspetta. Come se ti attendere ai bordi di chissà quale strada; il destino mica fa l’autostop. Te lo devi costruire per i fatti tuoi, il destino, e sarà grande quanto la passione che riuscirai a metterci, non un centimetro in più né uno in meno.
E visto che stonare non è ancora un reato, tanto vale prendersi un po’ di spazio per cantare fuori dal coro, solo per il gusto di fare dispetto a quei direttori d’orchestra, belli impettiti, convinti di poter comandare ogni cosa a bacchetta.
Tanto, che la vita abbia un verso o meno, in fondo mica è importante.
L’importante è che ce l’abbiamo noi.







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